Il primo passo
Agnes, Moses, Brian e Mark.
Rispettivamente di 13, 15, 6 e 5 anni. Ecco i primi ragazzi entrati a far parte del progetto Renascence. Il cammino per arrivare a questo risultato non sempre è stato semplice, e le giornate trascorse a Nanyuki sono state lunghe e intense. Tutto nella norma, soprattutto se si pensa che eravamo sotto le feste natalizie.
Il viaggio è iniziato subito con una bella sorpresa: l’incontro con una psicologa spagnola che lavora a Nairobi ad un progetto simile al nostro e che non ha lesinato consigli sulla “gestione” dei ragazzi.
Ma è a Nanyuki che è iniziato il vero lavoro, corse continue contro il tempo e saltando da un ufficio all’altro per riuscire ad organizzare quanto necessario. E pian piano si andava concretizzando il progetto a lungo preparato e organizzato qui in Italia.
È stato necessario creare un altro partner locale per l’implementazione del progetto, e questo ha richiesto un po’ più tempo del previsto, ma alla fine dell’anno passato è nata una Community Based Organization (CBO), chiamata volutamente anche questa Youth Recovery Programme, che appunto gestisce il progetto in loco.
Chiaramente, per la gestione del progetto, è stato preferibile aprire un conto corrente lì a Nanyuki, dove versare e da dove attingere ai fondi. La banca a cui ci siamo affidati è la Standard Chartered Bank, istituto che si è dimostrato sensibile al progetto e che ci ha offerto proprio per questo delle buone condizioni contrattuali.
Finalmente il 7 di gennaio abbiamo potuto far partire concretamente il progetto, e dopo una lunghissima giornata Agnes è entrata a scuola. Il lavoro svolto da Paul, John, Fridah e Monicah, tutti membri della CBO, è stato impeccabile e mi hanno aiutato per oltre 10 ore di fila, senza sosta, e alla fine di quella giornata eravamo tutti felici e soddisfatti.
Ci piace pensare, perché questa è l’impressione che abbiamo avuto tutti, che la più felice tra noi fosse proprio Agnes, che dopo qualche ora aveva iniziato a sorridere, e già questo ci bastava.
Dopo quel giorno Agnes non ha più smesso di sorridere.
Per Moses, Brian e Mark abbiamo dovuto attendere ancora qualche giorno… ma alla fine siamo riusciti a portare tutti e tre a scuola lo stesso giorno, e anche loro sono molto felici di poter studiare.
Due parole sulla scuola: la struttura si chiama “Hope & Homes Recreation Centre”, anche questa una CBO. L’avevamo individuata già dallo scorso anno, perché di utile al nostro progetto, per come è strutturata, è che al suo interno ha anche una children’s home; e a voler essere più precisi la struttura nasce come children’s home proprio per il recupero di ragazzi in difficoltà, ma collabora con la Nanyuki Elimu Academy per permettere ai ragazzi di studiare.
In questo mese e mezzo trascorso in Kenya ho avuto modo di avvicinare tanti ragazzi, e a dispetto della triste situazione in cui vivono, tanti sono ancora capaci di ridere e scherzare.
Ma in quei visi si nasconde comunque una situazione di disagio, e purtroppo, forse loro non se ne rendono neppure conto, la dipendenza da droghe che usano per combattere la fame e forse la noia… dipendenza che li lega ad un posto, la strada, che neppure piace loro… E sempre la strada dà loro questa sensazione di falsa libertà che rende loro difficile abbandonarla.
Il lavoro per alcuni di essi è ancora lungo e difficile, ma noi siamo qui, pronti.